domenica 7 settembre 2014

In punta di piedi

Per combinare qualcosa nella vita, bisogna svegliarsi presto la mattina; ma non è che se uno la mattina si sveglia sempre presto deve combinare per forza qualcosa.
E' capitato in questa magica estate pavese che alle 8:30 del mattino uscissi di casa per la seconda volta nella giornata, diretto all'autobus che (fortunatamente non proprio) tutte le mattine mi ha portato a Milano Famagosta, e senza che questo rappresenti ineluttabilmente un'ipoteca su un futuro affermato e brillante.
Ho passato tutta l'estate a lavorare, tra Pavia e Milano, salvo fugaci (e purtroppo insufficienti) raid per cercare di sopperire alle difficoltà causate dall'impervia geografia dei miei affetti, in alcuni casi irraggiungibili. Il viaggio è diventata un po' una costante da qualche tempo, sopratutto da quando si è reso necessario per colmare un grosso vuoto la cui dimensione corrisponde più o meno alla distanza tra questa penisola e quella iberica, e forse qualcosa in più.

Nel frattempo, a Gaza i palestinesi resistevano ingabbiati come topi all'offensiva israeliana; in Ucraina il conflitto tra filorussi e fascisti mascherati da europeisti faceva tremare le sabbiose fondamenta dell'Europa politica; l'autoproclamatosi Califfato tra Iraq e Siria miete vittime, spaventa e ci ricorda gli errori fatali commessi dall'occidentalismo sfrenato; l'ebola miete vittime tra le superstizioni e i timori di chi guarda l'Africa solo quando rappresenta un pericolo per il proprio giardino immacolato. E mentre gli aerei cadono come ciliege d'estate, mi preparo a far scattare le molle tenute schiacciate per troppi anni sotto il peso del fieri di una vita che spesso sembrava di non poter controllare, ma sempre al servizio di una causa, una sola.
___________________________________

Pavia ad agosto non mi ha mai entusiasmato, per usare un eufemismo; eppure in questi ormai cinque anni in cui la ridente provincia lombarda è stata il mio domicilio (più o meno) fisso, non c'è stato anno che non mi abbia visto convivere almeno per un po' con le sempre infallibili zanzare padane e con i pochi pavesi superstiti.
Qualche settimana fa i cortigiani di questo blog, non tutti purtroppo, si sono ritrovati sotto il tetto di casa Bertone restituendole l'atmosfera di una volta. In fondo le pareti non fanno una casa in quanto tali, di per sé questi sono luoghi senza spirito, a discapito degli inutili tentativi di far sì che si verifichi il contrario. Di contro, non è difficile ricreare le situazioni familiari, come se fossero state lì pronte a saltare fuori da un divano rosso o dal pensiero di una zingarata, da una discussione sul Medio Oriente o sulla giustizia universale, tutto chiaramente contornato da riproduzioni filmografiche cult e litanie pseudocomiche.
Tutto mi ricorda che da questa città, in realtà, sono andato via un anno fa.
___________________________________

Insomma, tutto 'sto casino di maldestri tentativi di apparire laconico e nostalgico, sensibile e passionale per dire che smollerò gli ormeggi.
Vado a Lisbona, per approssimativamente due anni, per un Master in Sviluppo e Cooperazione Internazionale. Domani.
Parte di 5 anni rinchiusi in 6 colli affidati
forse avventatamente a Transitalia SpA
E' piuttosto difficile elaborare il modo in cui sto vivendo questa scelta; infatti penso che non lo scriverò e vi risparmierò questa supercazzola. Oscillare dall'entusiasmo puro al peso delle incognite è una spinta non indifferente (ecco, alla fine l'ho fatto) a far sì che tutto vada nel verso giusto, come se fosse possibile controllare questo genere di cose.

Qualche post fa, dicevo che la Guinea Bissau – tra le innumerevoli cose – ha messo una bella pietra sopra a quello che sicuramente nella mia vita non voglio fare. Il che rappresenta senz'altro una scrematura rispetto alle inclinazioni maturate in questi intensissimi anni; e proprio perchè sono passati in un baleno, sono anche stati determinanti nel rendermi quello che sono e nel guidarmi lungo le asperità che mai hanno fatto senitre la propria mancanza. Quello che è arrivato a Pavia non è lo stesso che se ne va, dai chili in più alla voglia di riversare energie e rabbia in sfoghi (quasi) sempre proficui, almeno nelle intenzioni.

Gli anni del Coordinamento sono stati indescrivibili. I compagni, le compagne, le lotte, i compromessi, la fatica, i manifesti, le gambe come molle, la direzione sempre uguale, i compromessi, quelli piuddesinistradete, le pulsioni dei movimenti e la costanza della rappresentanza sono stati di gran lunga l'esperienza più significativa della mia vita; è inevitabile che tutto questo crei la nostalgia più grande nel lasciare questo posto.
Ma è stato proprio questo a orientare le mie scelte fino a questo momento, compresa questa, insieme a tutti poli gravitazionali sparsi sul globo terracqueo; alcuni di essi esercitano una forza incredibile, e assecondarli diventa irrinunciabile, qualsiasi cosa questo comporti.

Mi sto riposizionando nel complesso reticolato delle idee e degli affetti, assecondando le ragioni del cuore, che sono mille e nessuna, a volte travestite di una razionalità che non gli appartiene.
Dopo aver salutato - un po' a random -  i luoghi e le persone che mi hanno accolto in questi anni, da lunedì, dall'altra parte dell'oceano ci sarà di nuovo un altro continente lontano.

Me ne sto andando da qui così come sono arrivato, in punta di piedi; ma seguendo la stessa direzione che mi ha guidato lungo questi bellissimi anni, che hanno caricato delle molle pronte a scattare, proprio come quelle del "dado che cammina". Senza cambiare mai rotta, senza mai rompere la fedeltà verso sé stessi e verso il motivo che crediamo ci abbia messo al mondo, a partire dal momento in cui abbiamo deciso di farne parte. 

Non un passo indietro.
Mai una resistenza rispetto a quello che crediamo sia giusto.

[...] le ragioni del cuore sono le più importanti, bisogna sempre seguire le ragioni del cuore, questo i dieci comandamenti non lo dicono, ma glielo dico io, comunque bisogna stare con gli occhi aperti, nonostante tutto, cuore, sì, sono d'accordo, ma anche occhi bene aperti [...].
--Antonio Tabucchi
dal libro "Sostiene Pereira. Una testimonianza" di Antonio Tabucchi





1 commento:

  1. PUNTA DI PIEDI???

    me se ha fatto sempre un bordello della madonna con striscioni cortei megafoni chitarre e tamburi!!!!

    RispondiElimina