martedì 28 gennaio 2014

Lima, l'anarchica




"Cristo!". Quasi mi scappa un grido. All'ultimo secondo il ragazzo schiva il paraurti e con un salto continua la sua corsa sul marciapiede. L'autista è impassibile, l'autobus continua la sua serpentina  fra le auto. Sembra la favola della gabbianella e il gatto, il pullman di dieci tonnellate che credeva di essere un vespino. 
Di quei gatti le strade di Lima sono piene. Nessuno si arrendere a non essere nato pennuto.

Proprio in autobus nascono questi appunti, dalla necessità di trarre qualcosa dalle 2/3 ore che ogni giorno devo trascorrervi per andare al lavoro e a sera di nuovo a casa, nel quartiere residenziale di Magdalena del Mar.

Fuori ormai è buio, l'aria, dopo un pomeriggio afoso, è fresca. Alcune saracinesche si abbassano, i primi piani degli antichi palazzi coloniali del centro si animano. Molti ospitano le sale di ristoranti e bar. Dalle finestre esce ogni sorta di musica, si mischia all'incessante clacson. I cartelloni che minacciano pesanti multe agli autisti  che ne facciano uso eccessivo hanno meno credibilità delle campagne dei governi africani contro la corruzione.

Io non devo avere un aspetto troppo gradevole, ma non sono a una cena di partito e poi mi sento davvero bene. Il mercato di Puente Camote da cui la sera parte il primo autobus ridiretto verso sud ricorda vagamente le immagini della Siria mandate dai telegiornali. Carcasse di vecchie auto arrugginite, case stonacate coi mattoni a vista, cani randagi che giocano fra i bambini. Tutto sfumato da una fitta polvere sollevata da ogni pneumatico che attraversa la strada di terra. Ancora la sento fra i denti e nei capelli. Il quartiere di San Martìn de Porres, nato dalla migrazione degli anni '80 è ancora un cantiere aperto. E' nato dalla fuga dalle campagne, si è sviluppato nel rifiuto della città. Un mondo a sé stante, al rifiuto ha risposto con la diffidenza. 

Oggi San Martin accentua quel vago spirito di anarchia che aleggia sulla città. Me ne sono innamorato subito. Forse è solo la passione iniziale, andrà spegnendosi con l'esperienza, i tradimenti e le fregature. Sarò solo un altro arresosi alla schiavitù della busta paga, alla tortura poco remunerativa del lavoro, sedotto da questo spirito di anarchia che impregna l'aria fino al cancelletto di casa, oltre il quale l'acqua dello scarico scende giù come in Europa. Altro che defecazione all'aperto.

giovedì 23 gennaio 2014

Dromomania



Detta anche pariomania o nomadismo o nevrosi da vagabondaggio, si manifesta o come un bisogno insopprimibile di fuga dalla dimora abituale o come un'incoercibile tendenza a vagare da un posto all'altro con fughe improvvise che generalmente avvengono senza un rapporto sufficientemente comprensibile con la situazione che lo precede, senza alcun piano e senza una meta prestabilita. Quando non è una reazione a stati di disforia scatenati da circostanze esterne, la d. è interpretata come ...

A voler leggere i dizionari si fa presto a finire nella cartella clinica.
La definirei piuttosto come incessante ricerca dell'essenziale, non necessariamente specificato. Condizione psicopatologica che ha ripreso ad affliggere l'umanità dopo una o due generazioni di sopore.

venerdì 17 gennaio 2014

A Livella (CDM)




Cari Palle,
Rileggo i nostri post in questo venerdì sonnolento..e penso che questo blog sia un piccolo gioiello. Ci sono il sogno di un mondo migliore, la nostalgia, la paura e la curiosità, le debolezze (nonché le frustrazioni) accompagnate da sforzo creativo. Anche se lontani, dispersi nel mondo non siamo altro che lo specchio del nostro Paese. Nel nostro piccolo siamo spasimanti dell’innamorata impossibile di Ciccio, quell’Italia in preda a fibrillazioni ed in cerca di un cammino, di un’identità, di un futuro. La maggior parte delle volte senza una meta precisa, trasportati da eventi che non avevavmo nemmeno immaginato nella nostra vita.
La meglio gioventù insomma. Ma a differenza di quella degli anni sessanta il Paese non lo abbiamo conquistato con le unghie ed i denti. Lo stiamo lasciando marcire... tutti o quasi..peccato..
Non scrivo da un po’ perché la Zingarata ci ha riuniti e per pochi giorni abbiamo lasciato le nostre vite da parte per tornare gioiosi al nostro glorioso passato ed alla nostra essenza di fancazzisti. Tornato in Medio Oriente la luce mi è giunta dalla Sicilia sotto le sembianze di una ninfa..ma solo per due settimane. Ora la mia quotidianità si scandirà nuovamente stressante e senza fibrillazioni nel mio paradiso di plastica.
Ammantato dal mio pseudonimo aristocratico oggi vi voglio deliziare con una storia surreale:


C’era una volta in un paese lontano lontano, un reame esotico e fatato dove le ricchezze scorrevano a fiumi, le strade erano piene di carri sfavillanti, le dimore dei signori e dei lori vassalli si ergevano in cielo colme d’oro e specchi. I nobili erano intoccabili, altezzosi e sfuggevoli nei loro lunghi abiti bianchi; i mercanti erano opulenti, affabili ed avidi; le cortigiane bellissime, da ogni parte del globo, allietavano gli spregiudicati avventori; i servi, trattati come bestie, nella loro umana erano tra i pochi con sorrisi sinceri. 

Tutta la gente del reame aveva un sogno ed una maschera. Tutti ad inseguire una felicità che forse era l’unica moneta che scarseggiava in quel non luogo. L’unica. Per il resto le valute, mercanzie e le scienze del mondo conosciuto in quel posto si riunivano e si moltiplicavano. Le genti erano innumerevoli e da ogni angolo delle terre conosciute, ma tutte accumonate da un solo Dio. Quel Dio, coniato oltre oceano, verde come le oasi, si aggirava velocissimo e frenetico per le strade e nei palazzi. E tutti erano accorsi nel reame per adorarlo e nella speranza vana che fosse la chiave della loro felicità.
In questo paradiso il Signore unico che regnava aveva voce ed ultima parola su tutto. Lui ed i nobili erano investiti di un potere mistico ed oscuro che sgorgava dalle sabbie delle sue terre. Benevolo e lungimirante aveva reso una landa desolata un centro del mondo. Ma il reame nella corsa folle verso la grandezza aveva dimenticato il senso della misura..ed aveva obliato il valore del sale della vita: l’ironia.
Un giorno una saltimbanco qualunque, proveniente dalla terra di Dio, impalcò un breve spettacolo, una farsa, che con l’aiuto dei marchingegni portati da Occidente giunse allo sguardo di migliaia di persone naviganti. La farsa era di poco conto e dipingeva il Reame come una terra dove un banda sgangherata di giovani malavitosi metteva in discussione il potere costituito lanciando ciabatte. Si lanciando ciabatte. Il Reame era dipinto in maniera imperitinente, irriverente, non degna del suo sfarzo e della sua opulenza.Ma era un quadro del tutto innocuo. Tuttavia, quel saltimbanco aveva osato troppo. La sua farsa era pericolosa per il Signore. E se qualcuno avesse osato emularlo ed andare oltre nel coltivare la pericolosa ironia del potere? E se altri altrove avessero visto quelle fandonie?  
Il saltimbanco venne subdolamente attirato dalle guardie. “Solo un controllo” dissero...Venne chiuso in galera per un anno e poi venne bandito dal Regno. Per sempre. Ma non era abbastanza. No. L’onta va lavata, non solo scontata. Il saltimbanco fu “invitato” pubblicamente a dire come l’anno in carcere lo avesse fatto maturare e crescere, come il suo crimine fosse stato compreso e che non avrebbe mai potuto nutrire rancore per il Regno che per uno slancio ironico lo aveva solo punito e bandito. Umiliato, sconfitto e cacciato il saltimbanco scomparse e con lui la sua spicciola ironia....
La continuazione di questa storia vera o verosimile sta ancora venendo scritta in quel Regno. Non c’è una morale o un insegnamento da trarre dalla vicenda umana di un uomo incarcerato per innocua irriverenza. Ma rimane una domanda. Quanto può l’opulenza e l’arroganza eclissare il sorriso e l’ironia; proprio quell’ironia che è lo strumento più semplice e potente per rimembrare che siamo tutti uomini, in baracca o in grattacielo, e che un giorno, come diceva il Principe Totò, arriverà ‘a Livella'?


Il Conte

venerdì 10 gennaio 2014

Tunisi, parte 1



Per la prima volta torno a casa a un orario decente e riesco a dedicare un po' di tempo alla scrittura creativa, riesco a farmi trasportare dalle emozioni che solo un viaggio in una terra straniera riesce a darti e a metterli nero su bianco sul mio pc. riesco a far sentire la mia voce, la mia presenza, il mio pensiero ai miei amici lontani e a quei pochi disperati che non si arrendono e continuano a leggere questo blog (come Lucia per esempio <3 ).
La mia avventura in Tunisia è appena cominciata, posso dare ancora solo le prime impressioni quindi vanno prese molto con le pinze e magari il mio entusiasmo iniziale si smorzerà col tempo.
quindi con tutto il cuore inizio a dirvi che la città in cui mi trovo è il paese dei sogni!!!
Ragazzi non so in che posti siete stati in vita vostra ma questo è veramente un sogno...un bellissimo sogno...un bellissimo sogno di merda!

Sfax è la seconda città più grande della tunisia, polo industriale per eccellenza e sede del più grande porto commerciale della Tunisia.
Detta cosi sembra una cosa coi controcazzi, il problema è che per raggiungere questi primati hanno dovuto risparmiare tantissimo sull'asfalto e sulle licenze di guida.

ora lo so che mi attacchereste il pippone che non c'erano neanche in sudamerica e in africa nera...ma immaginate Monaco di Baviera con le strade semi sterrate, con l'aggravante che qui i limiti di velocità sono visti dai tunisini come numeri da giocare al lotto e che i semafori sono decorazioni natalizie permanenti. dove non esiste la destra e la sinistra ne i sensi di marcia. credetemi quando vi dico ste cose...non costringetemi a mettere il bollo TUTTO VERO!

al momento sono in Hotel ma tra qualche giorno sarò in un appartamento e credo che le mie disponibilità di connessione saranno altamente ridotte. il wifi è una tecnologia ancora troppo costosa...al massimo trovi un cavo eternet a cui attaccarti se hai culo!

parliamo del lavoro? beh ragazzi qui il sogno si è avverato davvero! mi pagano per fare supercazzole (e qui vale la pena di usare il bollo) TUTTO VEROOOOOOOOOOOOOOOOO!
immaginate di svegliarvi un giorno e trovarvi nella più grande azienda tunisina di costruzione di impianti metalmeccanici vestito in giacca e camicia (mellone tu fai uno sforzo in più per immaginare la scena) e questi ti cominciano a fare domande sulla produzione di condotti, di spoollaggio, di pollici fabbricabili, di certificazioni di saldatura...che gli dici che non ne capisci un cazzo? no! e allora il gioco è fargli capire che non sono un incompetente e finora (non molto facilmente lo ammetto) non me la sto cavando male, e anche il mio boss se ne è accorto dandomi addirittura la gestione di una fase della fabbricazione dopo avergli spiegato come io avrei gestito la cosa...mannaggia a me che non so stare zitto...la mia dose di lavoro è immediatamente raddoppiata.

i Tunisini con cui lavoro sono molto simpatici e disponibili, ma quando si parla di lavoro provano sempre a fare i furbi giocando sulle date di consegna ecc. quindi ci si incazza, si urla, si contratta, si scrive, si firma e si torna a ridere.

ora scappo a cenare. vi scriverò sicuramente di più molto presto, domenica andrò a Tunisi e se tutto va bene avrò mezza giornata per girare un po'.

vi abbraccio
Ciccio